.... « La sella di un cavaliere
è un piccolo mercato, Giovanni. Vi è di tutto per l'uomo
e per la bestia» risponde Mannaen con un sorriso leale sul volto
bruno. Pensa un momento, poi chiede: « Maestro, è lecito amare
gli animali che ci servono e che tante volte lo fanno con più fedeltà
dell'uomo? »
« Perché questa domanda?
»
« Perché di recente
sono stato schernito e rimproverato da alcuni che mi videro ricoprire con
la coperta che ora ci fa da tenda il mio cavallo sudato dalla corsa fatta.»
«E non ti hanno detto altro?»
Mannaen guarda interdetto Gesù...
e tace.
« Parla con sincerità.
Non è mormorare e non è offendermi dire ciò che essi
ti hanno detto per lanciare una nuova manata di fango contro di Me. »
« Maestro, Tu sai tutto.
Veramente Tu sai tutto ed è inutile volerti celare i nostri pensieri
o quelli di altri. Sì. Mi hanno detto: "Si vede che sei discepolo
di quel samaritano. Sei un pagano come Lui che viola anche i sabati per
farsi immondo toccando immondi animali ". »
« Ah! questo è certo
stato Ismael! » esclama Giovanni.
« Sì. Lui e altri
con lui. Io ho ribattuto: "Vi capirei se mi diceste immondo perché
vivo presso la Corte dell'Antipa. Non perché ho cura di un animale
che è stato creato da Dio". Mi hanno risposto, perché erano
nel gruppo anche degli erodiani - il che è facile vedere da qualche
tempo ed è anche molto meraviglioso, perché prima d'ora il
dissidio fra di loro era intenso - mi hanno risposto: "Noi non giudichiamo
le azioni dell'Antipa, ma le tue. Anche Giovanni il Battista era a Macheronte
e aveva contatti col re. Ma è rimasto sempre un giusto. Tu invece
sei un idolatra..." Si adunava gente e mi sono frenato per non eccitare
la cittadinanza. Da qualche tempo essa è tenuta eccitata da alcuni
tuoi falsi seguaci che la spingono a ribellioni contro chi ti osteggia,
o da altri che fanno soprusi dicendosi tuoi discepoli mandati da Te...
»
« Ma è troppo! Maestro?
Ma dove giungeranno? » chiede agitato Giovanni.
« Non oltre il termine che
potranno raggiungere. Oltre quel termine Io solo procederò e splenderà
la Luce e nessuno potrà più dubitare che Io ero il Figlio
di Dio. Ma venitemi qui accosto e ascoltate. Prima alimentate il fuoco.
»
I due, ben felici, si gettano sulla
folta pelle di pecora stesa al suolo sotto i piedi di Gesù che è
seduto sulla sella scarlatta contro la tenda, addossata al tronco dell'albero.
Mannaen sta quasi sdraiato, il gomito puntato al suolo, col capo appoggiato
alla mano, gli occhi negli occhi di Gesù. Giovanni si siede sui
calcagni e appoggia il capo contro il petto di Gesù, cingendolo
con un braccio, nella sua positura abituale.
« Quando il Creatore ebbe
creato il Creato e gli dette a re l'uomo, creato a sua immagine e somiglianza,
mostrò all'uomo tutte le creature create e volle che l'uomo desse
loro un nome per distinguere queste da quelle. E si legge nella Genesi
"che ogni nome che Adamo diede agli animali era buono, era il vero nome".
E ancor nella Genesi si legge che
Dio, avendo creati l'Uomo e la Donna, disse: "Facciamo l'Uomo a nostra
immagine e somiglianza perché domini i pesci del mare, i volatili
del cielo, le bestie, e tutta la Terra e i rettili che strisciano su di
essa.
E creata che ebbe la compagna ad
Adamo, la donna, come egli fatta a immagine e somiglianza di Dio, non essendo
conveniente che la Tentazione in agguato tentasse e corrompesse ancor più
laidamente il maschio creato a immagine di Dio, disse Dio all'uomo e alla
donna: "Crescete, moltiplicatevi, e riempite la Terra e rendetevela soggetta,
e dominate sui pesci del mare, sui volatili del cielo e sopra tutti gli
animali che si muovono sulla Terra", e disse ancora: "Ecco, vi ho dato
tutte le erbe che fanno seme sulla Terra e tutte le piante che hanno in
sé semenza della loro specie perché servano di cibo a voi
e a tutti gli animali della Terra e agli uccelli
del cielo e a quanto si muove sulla Terra ed ha in sé anima vivente,
affinché abbiano vita".
Gli animali e le piante ,
e tutto quanto il Creatore ha creato per utile dell'uomo, rappresentano
dunque un dono d'amore e un patrimonio dato in custodia dal Padre ai figli
perché lo usino con loro utile e con gratitudine verso il Datore
di ogni provvidenza. Perciò vanno amati e trattati con giusta
cura.
Che direste voi di un figlio al
quale il padre desse vesti, mobili, denaro, campi, case, dicendo: "Te li
dono per te e per i tuoi successori perché abbiate di che esser
felici. Usate di tutto questo con amore in ricordo del mio amore che ve
lo dona", e che poi lasciassero tutto rovinare o dilapidassero ogni bene?
Direste che non hanno fatto onore al padre loro, che non hanno amato il
padre e il suo dono. Ugualmente l'uomo deve aver cura di quanto Dio con
cura provvidenziale gli ha messo a disposizione.
Cura non vuol dire: idolatria,
né affetto smodato per le bestie o le piante, o qualsiasi altra
cosa. Cura vuol dire: senso di pietà e di riconoscenza per le cose
minori che ci servono e che hanno la loro vita, ossia la loro sensibilità.
L'anima vivente delle creature
minori delle quali parla la Genesi, non è l'anima quale ha l'uomo.
E' la vita, semplicemente la vita, ossia l'essere sensibile alle cose attuali,
tanto materiali che affettive. Quando un animale è morto è
insensibile perché con la morte, per esso, è la vera fine.
Non c'è futuro per esso. Ma sinché è vivente soffre
la fame, freddo, stanchezza, è soggetto a ferirsi e soffrire, a
godere, ad amare, ad odiare, ad ammalarsi e morire. E l'uomo, in
ricordo di Dio, che gli ha dato quel mezzo per rendergli meno aspro l'esilio
sulla Terra, deve essere umano verso i suoi servi minori che sono gli animali.
Nel Libro mosaico non è forse prescritto di avere sensi di umanità
anche per gli animali, volatili o quadrupedi che siano?
In verità vi dico che bisogna
saper vedere con giustizia le opere del Creatore. Se si guardano con giustizia
si vede che sono "buone". E cosa buona va sempre amata. Si vede che sono
cose date con fine buono e per impulso d'amore, e come tali le possiamo,
le dobbiamo amare, vedendo, oltre l'essere finito, l'Essere Infinito che
le ha create per noi. Si vede che sono utili, e come cose utili vanno amate.
Nulla,
ricordatevelo bene, è stato fatto senza scopo nell'Universo. Dio
non sciupa la sua perfetta Potenza in inutili cose. Questo filo
d'erba non è meno utile del tronco poderoso al quale si appoggia
il nostro temporaneo rifugio. La stilla di rugiada, la piccola perla della
brina, non sono meno utili dell'immenso mare. Il moscerino non è
meno utile dell'elefante, e il verme che sta nel fango del fossato meno
della balena. Nulla di inutile è nel Creato. Dio tutto ha fatto
con fine buono, con amore per l'uomo. L'uomo deve usare tutto con retto
fine e con amore per Dio che gli ha dato tutto quanto è sulla Terra,
perché sia suddito al re del Creato.
Tu hai detto, o Mannaen, che l'animale
serve sovente meglio degli uomini, gli uomini. Io dico che gli animali,
le piante, i minerali, gli elementi, superano tutti l'uomo nell'ubbidire,
seguendo, passivamente, le leggi creative, o attivamente seguendo l'istinto
inculcato dal Creatore, o arrendendosi all'addomesticazione allo scopo
per il quale sono stati creati. L'uomo, che dovrebbe essere la perla nel
Creato, troppo sovente è la bruttura del Creato. Dovrebbe essere
la nota più rispondente al coro dei celesti nel lodare Iddio, e
troppo sovente è la nota discorde che impreca o bestemmia o si ribella
o dedica il suo canto a lodare le creature anziché il Creatore.
L'idolatria perciò. L'offesa perciò. La sozzura perciò.
E questo è peccato.
Sta dunque in pace, Mannaen. Il
tuo aver pietà di un cavallo, che è sudato per averti servito,
non è peccato. Peccato sono le lacrime che si fanno versare ai propri
simili e gli sfrenati amori che sono offesa verso Dio, degno di tutto l’amore
dell’uomo. » ....
Maria Valtorta, Il poema dell'Uomo-Dio, vol. 7° cap. 237: pag. 1856-1859.